Alberto LanfranchiSono passati ormai tre anni da quella maledetta estate 2004. Tre anni che sembrano così dannatamente brevi eppure interminabili. Tre anni in cui mi hai dato molto più di quanto mi sarei aspettato o di quanto avrei potuto ritenere possibile.

Con rabbia mi trovo a pensare al tempo che abbiamo perso rincorrendo, ognuno con caparbietà, rigidi (e sciocchi) principi, regole formali e, per parte mia, l’ingenua ambizione di voler dimostrare qualcosa a tutti i costi. Eppure sarebbe bastato così poco …

Se solo avessi, per una volta almeno, guardato dentro l’Uomo. Se solo avessi scansato, una volta di più, l’idea che l’autorità è solo inutile prevaricazione (quanto si è arroganti da adolescenti). Se solo avessi ascoltato anzichè protestare le mie ragioni … non proverei, ora, il profondo dolore che mi causano quegli anni perduti e, forse, riuscirei a gioire di tutto quello che avremmo potuto vivere e condividere.

Ho provato a dirtelo e forse sono riuscito ad ottenere il tuo perdono … anche se oggi ancora mi manca disperatamente la tua approvazione. Vorrei poterti dire cosa faccio, come vivo, vorrei poterti chiedere consiglio, e qualche volta un aiuto. Vorrei …

Eppure tutto questo è niente di fronte a quello che sopporti ed alla infinita calma e dignità che, imprigionato un corpo che non funziona più, riesci a trasmettere a chiunque. Non c’è lezione migliore che si possa imparare per diventare adulti.

Ovunque sia la tua mente Papà, se puoi, se vuoi … torna a leggere queste pagine. Sono per te.

Tuo figlio.