Ho sempre pensato che l’universo fosse come una grande entità. Se lo paragoniamo ad un vasto oceano, la vita di ogni individuo può essere raffigurata come un’onda di quell’oceano. Quando l’onda si alza sulla superficie c’è la nascita e quindi la Vita; quando si fonde di nuovo con le acque, c’è la Morte.

Noi ci prepariamo di solito all’Inverno come meglio possiamo perché l’Inverno, è sicuro, arriverà: Alberto si è preparato alla Morte, che è certa, nell’unico modo possibile: e cioè vivendo bene: creando, sviluppando, coltivando, aiutando, elevando la propria vita; e soprattutto mettendo nel cuore di tutti noi di famiglia, che gli abbiamo voluto tanto bene, il seme di valori solidi e concreti. E noi non abbiamo mai lasciato la Sua mano.

In questi quattro anni in cui abbiamo visto allentarsi progressivamente la saldezza “terrena” del nostro legame con lui, siamo stati impauriti, tristi, sbigottiti, disorientati ma soprattutto impotenti. Il nostro cuore ha scricchiolato sotto tanto peso, la nostra anima si sgretolava ogni volta che il nostro sguardo incontrava il suo sempre più triste, poi assente, infine inesorabilmente lontano, dove lo strazio di non poterlo raggiungere più, lacerava i nostri cuori con infinita crudeltà. Siamo stati di volta in volta arrabbiati, intimoriti, rassegnati, coraggiosi, stanchi, svuotati, determinati; e questo accade sempre quando nei nostri animi la vita ci costringe ad affrontare, passivi, l’inesplicabile ed inevitabile mistero della Morte. Ma nonostante tutto, generazioni di umanità ci hanno tramandato, seppure con confusione ed incomprensione, che c’è qualcosa al di la’ di questo. Un qualcosa di sconosciuto ed indesiderato, ma un qualcosa che fa comunque parte del nostro percorso e dal quale è impossibile prescindere. Non stiamo a chiederci cosa sia o a cercare di interpretarlo. Non credo ci sia dato di saperlo, ma non perché non lo meritiamo, semplicemente perché non è questo il tempo e la dimensione per poterlo capire.

Lasciamo allora che il nostro cuore vacilli, che scorrano le lacrime di sofferenza per questo abbandono, ma lasciamo anche che la nostra anima sorrida serena.Del resto abbiamo mai visto il cielo piangere perché le nuvole vanno ad est ? O il mare disperarsi perché le onde vanno alla spiaggia ? E’ giusto così.

Ora Alberto è di nuovo tutto con noi, libero dal peso di un corpo che lo ha tanto fatto soffrire. La sua pioggia è già caduta e noi, come un albero, l’abbiamo raccolta nei nostri cuori e sempre in noi resterà. Ed anche se il suo corpo di onda si consuma sulla spiaggia e svanisce, in realtà il tumulto del suo mare è e resterà inviolato.
Alberto era stanco, infinitamente stanco: persino le stelle stancano ed esplodono in Supernove. Ma nel suo grande coraggio, nella sua infinita dignità, non ha mai una sola volta inveito contro il destino lo aveva colpito. Ha accettato tutto in silenzio, senza mai far pesare su altri il fardello delle sue sofferenze fisiche, ma soprattutto psichiche, di una vita che si chiudeva in maniera tanto drammatica.

Dove siamo noi, in questo momento, il vento della tempesta è così forte che ci piega a terra e strappa da noi ogni cosa, ma so che il vento dell’amicizia, dell’amore di tutti voi che ci volete bene soffierà ancora più forte, affinché venga strappata via la tristezza e, con essa, il dolore e la sofferenza.

Lasciamo pure che il nostro corpo ora fugga spaventato e la mente chiuda gli occhi atterrita.
Un giorno, il più lontano possibile la mano di Alberto scivolerà via dalle nostre mani; ma in quel giorno, guardando il nostro palmo, ritroveremo l’impronta della sua mano che parrà un tenue riflesso di come, con molta più forza, la sua anima è indissolubilmente legata alla nostra ed all’intero universo.