Davvero non ce la faccio più. Non riesco più a sopportare le reiterate, rimbombanti, ridondanti, martellanti dichiarazioni di questo o di quel candidato, di questo o di quell’esponente del tal schieramento o del tal partito. Da Bossi che coi suoi fucili paventa improbabili insurrezioni, a Berlusconi che ancora vede brogli dappertutto, a Veltroni che con il suo nuovo vuole darci a bere il riciclo del riciclo, a Bertinotti che vive nell’ossessione dello “sttto (stato non riesce a dirlo) sociale”, a Ferrando che rispolvera, con sistematico metodo, roboanti e anacronistiche invettive contro l’imperialismo capitalista. Ne ho citati solo alcuni. Non me ne vogliano gli esclusi ai quali va il mio riconoscimento di essere titolari del proprio caratteristico tormentone: è che il mio cervello si rifiuta ormai di assimilare le loro banalità.

Ma dove è il nuovo ? Dove è il tanto desiderato e auspicato cambio di passo della politica italiana ? Dove è finita la Politica (con la P maiuscola) al servizio della nazione, titolare di un progetto per il bene comune,  che è cosa ben diversa dal bene della propria parte o, peggio, del proprio elettorato ? Dove è quel senso di autocritica e di reale “assunzione di responsabilità” che dovrebbe impedire alla nostra classe dirigente di ripetere gli stessi errori che da decenni, ormai, fanno scadere sempre più in basso la nostra Italia ? Dove è tutto questo ?

L’unica vera novità di questa campagna elettorale è la modalità con cui viene portata avanti: è diventata un enorme spot pubblicitario dove, l’interpellato di turno, non fa altro che ripetere, senza fine, sempre le stesse cose. E quanto meglio impara a memoria il suo fogliettino, tanto più forte è la figura del “gonzo” nei confronti del pubblico e, soprattutto, nei confronti dei vari giornalisti che timidamente (troppo) cercano di ottenere risposte sensate alle loro domande.

Ci si lamenta poi del fatto che non si possa assistere a reali confronti, faccia a faccia, tra i candidati. Per conto mio posso solo dire : meno male. Anche la contraddizione delle posizioni avverse si è ridotta ad una meschina invettiva personale, condotta a livelli e con toni infimi: nemmeno i bambini dell’asilo quando si fanno i dispettucci gridandosi addosso violenti “gnè gnè …” riescono a scadere così in basso. Ho assistito a “dialoghi” (è improprio chiamarli così) tra Bersani e Tremonti, tra Franceschini e Maroni, tra Casini e Bertinotti, tra la Santanchè e Ferrando … che dovrebbero fare pensare una cosa sola agli italiani: ma davvero questa gente potrebbe essere di nuovo seduta all’interno del Parlamento ?

Sento solo dire “Grande Paese”, “Grande Chiarezza”, “Ci siamo assunti le nostre responsabilità” con tanta frequenza che ormai le stesse parole hanno perso il loro reale significato per essere relegate al ruolo di doveroso intercalare. Vorrei sapere chi, in coscienza, si è mai assunto una qualsiasi responsabilità. Perchè da quanto vedo tutti coloro che lo affermano mai una volta hanno pagato le conseguenze di alcunchè: c’è sempre una motivazione, una giustificazione spesso trovata nelle omissioni o nelle colpe dell’avversario. Nessuno è mai realmente responsabile. E’ questa l’unica cosa che appare con Grande Chiarezza.

E smettiamola anche di dire che siamo un Grande Paese. La costante beatificazione della Grande Italia non fa altro che ingenerare la convinzione che il problema non sia qui, da noi, ma altrove. E’ colpa della congiuntura internazionale, è colpa della guerra in Iraq, è colpa di Bush è colpa dell’Europa è colpa dell’Euro … insomma è sempre colpa di qualcosa che l’Italia e gli italiani percepiscono come “piovuto dal cielo” ed inevitabile come la morte. In realtà il cancro è qui, da noi, dentro di noi: non vogliamo accettare l’idea di essere considerati zero a livello internazionale. Non vogliamo accettare l’idea che gli stessi problemi che abbiamo avuto noi li hanno avuto anche gli altri ma gli altri hanno saputo gestirli. Non vogliamo accettare l’idea che la Nazione è una e come tale non permette che ci si divida in categorie di appartenenza: l’operaio e l’imprenditore sono parte dello stesso sistema e se manca uno, manca anche l’altro. Il produttore ed il consumatore pure. Il lavoratore ed il pensionato anche.

Non siamo più un grande Paese: lo siamo stati in passato. Ora possiamo solo bearci ancora dei facili stereotipi che ci caratterizzano: il sole, il mare, la pizza e la mafia. Null’altro, perchè anche il turismo lo trattiamo a calci nei denti, perchè la nostra struttura sanitaria è fatiscente e sprecona, perchè non riusciamo a tutelare i diritti di nessuno riempiendoci la bocca di garanzie e diritti per tutti.

E allora affonda Italia, affonda e schiaccia la faccia nella polvere e nel fango, raggiungi il minimo del minimo … perchè è questo che ti serve per poter finalmente avere il coraggio di cambiare pagina, di dire basta a tutta questa gentaglia che ti fa credere di avere pronta la ricetta miracolosa per un nuovo boom economico.

Affonda…