Mentre io mi diverto ad imparare a volare, qualcuno, forse molti, si prepara inevitabilmente a restare a terra.

La vicenda Alitalia, che sta tenendo banco in queste settimane, e per la quale, si spera, dovrà arrivare una decisione definitiva in poche ore, mi lascia sempre più perplesso … per non dire basito.

Se è pur vero che due governi ed un gruppetto di imprese hanno giocato un poco decente balletto attorno al tavolo della possibile acquisizione della nostra compagnia di bandiera è altrettanto vero che i lavoratori dell’azienda stanno giocando, a mio parere, malissimo le loro carte mettendo a rischio la sopravvivenza stessa dell’impresa. La logica di contrattazione basata sui NO è assolutamente irragionevole: Alitalia è in crisi nera da almeno un decennio ma fino ad oggi nessuno dei suoi lavoratori ha protestato contro i piani industriali con la veemenza e la fermezza che esprimono oggi. Posso solo desumerne una semplice considerazione : fino ad oggi gli è andata bene così … alla faccia dei soldi pubblici che sono stati costantemente elargiti.

Una scelta è però davanti a tutti: o si va con l’unica opzione di salvataggio rimasta in campo oppure si fallisce. Se la filosofia sindacale predilige il “piuttosto-che-qualcuno-meglio-tutti” benvenga allora il fallimento dell’azienda e … tutti a casa. Ci rassegneremo allora a vedere semplicemente cambiata la destinazione di tanti, tantissimi, soldi del bilancio nazionale : dal sostegno di una compagnia privata alla messa in campo di nuove forme di protezione per i lavoratori appiedati.  Se invece, come mi auguro, prevarrà il buon senso di conseguire almeno l’obiettivo primario, ovvero quello di mantenere in vita una compagnia che forse in futuro potrà offrire rinnovate condizioni di lavoro, allora chiudete in fretta.

Quello che non è ammissibile è continuare a considerare il lavoro in Alitalia un diritto acquisito e indisponibile, sulla base del quale mettersi al tavolo delle trattative con forza paritetica a quella di chi offre un’ipotesi di rilancio. Il manico del coltello sta solo da una parte però. Agli imprenditori della CAI un eventuale fallimento dell’operazioni importerà poco. Per i lavoratori sarebbe invece un disastro.

Basta quindi con i teatrini. Se Alitalia funzionerà ci saranno i tempi e i modi per ottenere molto di più.