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Disorganizzata cronologia di esperienze IT (e non …)
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Archivio di Agosto, 2008

Sono diventato matto per un paio di giorni alla ricerca del perchè, senza apparente motivo, utilizzando il connettore .NET di MySql, per certe Stored Procedures non riuscivo ad ottenere il valore dei parametri di Output. In realtà il motivo c’era ed era documentato qui.

In pratica succede che se il comando viene eseguito per restituire un reader la collezione dei parametri associati al comando non viene sincronizzata.

Per esempio

Dim myCmd as New MySqlCommand("nome_procedura", Connection)
myCmd.CommandType = CommandType.StoredProcedure
Dim myOutParam as New MySqlParameter("nomeparametro", MySqlDbType.Int32)
myOutParam.Direction = ParameterDirection.Output
myCmd.Parameters.Add(myOutParam)
Dim myReader as MySqlDataReader = myCmd.ExecuteReader()

If Not myCmd.Parameters(myOutParam).Value Is Nothing Then
' Qui i parametri di output non hanno ancora il valore di ritorno
...
...
End If

myReader.Close

If Not myCmd.Parameters(myOutParam).Value Is Nothing Then
' Qui i parametri di output hanno il valore di ritorno
...
...
End If

Se invece il comando viene eseguito con il metodo ExecuteNonQuery … non ci sono problemi.

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Un server Small Business … a costo licenze zero !

Sempre più spesso mi imbatto in piccole/piccolissime realtà aziendali per le quali l’esigenza di un budget stringato è imperativa. Specialmente quando si parla di piccole start-up. Paradossalmente, tuttavia, il costo inziale delle licenze software che queste sopportano è decisamente elevato … sempre che lo abbiano effettivamente sopportato (in questo caso ovviamente il costo è occulto nella forma di un rischio che alcuni “imprenditori” si assumono).

Le motivazioni di questa scelta sono le più variegate anche se, nella maggioranza dei casi, possono essere ricondotte a queste semplici tipolgie : una mancanza di conoscenza delle possibilità alternative, la “sicurezza” data dal fatto che il cugino-del-nipote-del-fratello-di-mio-zio da una mano a mettere su il server, la non-voglia di tirarsi un po’ su’ le maniche. E succede allora che, magari complice il fatto che ci si è ritrovata in mano una copia anonima, in quattro e quattr’otto si è messo su un bel server Windows corredato da Exchange, SQL Server e servizi Fax: giusto quel tanto che basta per avviare l’ufficio unitamente alla bella ADSL nuova nuova. Facciamo finta di niente poi se tutti i client, per risparmiare, sono Windows XP Home Edition oppure Vista Basic e le copie di Microsoft Office non sono proprio tutte con licenza regolare.

Eppure la soluzione alternativa c’è, costa poco e comunque una frazione del costo complessivo risultante dall’acquisizione di un server Windows based, dei necessari software di protezione (e che non vogliamo mettere un antivirus su un server Windows ??) degli applicativi server ed infine delle licenze CAL.

Vediamo come si potrebbe fare.

Partiamo dal server : comprare un server “vuoto” costa sicuramente meno di uno con Windows preinstallato … questo va da se. Ma poi che quale sistema operativo ci metto ? Linux ! Si ma quale ? La scelta tra le distribuzioni può risultare ardua se non altro perchè non si conoscono le caratteristiche di ognuna. Lungi da me l’intenzione di premiare un nome al posto di un altro però posso suggerire che openSUSE 11.0 è un buon punto di partenza. Il sistema operativo si installerà già con le funzionalità necessarie a creare un sistema di cartelle condivise sul server per l’archiviazione centralizzata (Samba). E qui siamo già al 90% delle esigenze di una piccola lan … coperte. Ma se si vuole spingersi un po’ più a fondo troveremo tra i vari applicativi, sempre rigorosamente gratuiti, Squid (per far diventare il nostro server un proxy per l’accesso ad internet), il firewall (per proteggersi dagli accessi indesiderati), Bind (per avere il proprio server DNS interno), il servizio DHCP (per distribuire l’assegnazione degli indirizzi IP in rete) ecc. Insomma … tutto quello che è disponibile anche per il server Windows ma ancora non avete speso il becco di un quattrino (a parte la macchina ed il tempo che ci state mettendo per configurare il tutto). Volete anche l’autenticazione centralizzata ? Nessun problema … con LDAP e un po’ di olio di gomito potete gestire l’accesso ai client tramite autenticazione centralizzata.

Ok … il server è su … i file sono condivisi. Che serve ancora ? Molti potrebbero sentire l’esigenza di disporre di un server groupware (per la posta elettronica, le rubriche condivise, i calendari condivisi e, perchè no, la possibilità di consultare la posta dell’ufficio da fuori tramite webmail). L’associazione mentale del problema con Microsoft Exchange è praticamente immediata. A questo punto entrano in gioco varie possibili soluzioni compatibili con il vostro server Linux nuovo di zecca. Per semplicità e per non mettere troppa carne al fuoco ve ne segnalo una : Scalix. Si tratta di un server di posta che “clona” quasi tutte le caratteristiche di Exchange e, molto importante, è utilizzabile direttamente tramite Microsoft Outlook (che quasi certamente vorrete sui computer client) anche se potreste farne tranquillamente a meno visto che dispone di una webmail (accessibile sia da dentro la rete che da fuori) che non ha nulla da invidiare al blasonato prodotto di casa Redmondiana. Dimenticavo : se in rete siete al massimo 10 utenti … non costa nulla.

Già sento le prima obiezioni … “si ma io non ho un dominio di posta elettronica e non posso far recapitare la posta direttamente al mio server … la devo scaricare dal mio provider”. La prima risposta che mi viene in mente è : registratevi un dominio santo cielo. Costa talmente poco ormai che il gioco vale la candela … e poi volete mettere quanto ne guadagna l’immagine ? Ma se proprio non volete o non potete farlo (magari la vostra Adsl non dispone di un IP fisso … ) non ci sono problemi : la soluzione si chiama fetchmail ed esegue, meglio a mio parere, il lavoro di tanti POP3 connectors che si trovano in giro magari a pagamento.  Anche fetchmail è gratuito e direttamente installabile dal gestore pacchetti della vostra openSUSE.

Vediamo … cosa manca ora ? Vi serve percaso il fax elettronico che vi mandi direttamente nella casella di posta i documenti ricevuti in PDF ? Sai quanta carta risparmiata e quanti fax pubblicitari cancellati con un clic senza doverli mettere nella risma da riciclare ? Anche qui il mondo open vi viene in aiuto: HylaFax è il servizio fax per Linux che si interfaccia perfettamente con il vostro Scalix e potrete utilizzarlo sia per ricevere fax che per inviarli direttamente dal computer (si si … anche dal computer Windows).

Serve altro ? Diciamo che per avviare l’ufficio questo dovrebbe essere sufficiente … tenete comunque presente che grazie al Web server (Apache) integrato nella vostra openSUSE (come in qualsiasi altra distribuzione Linux) potrete scegliere tra una miriade di applicazioni Web based per la gestione dei progetti di lavoro, per la fatturazione, per la contabilità (basica) ecc. appoggiandovi anche al database MySql che, come per tutto il resto, non vi costerà nulla (a parte un po’ di tempo … lo ripeto).

Passiamo ora ai client: molto probabilmente avrete già comprato una serie di Pc Windows. Su questo potreste ancora aver avuto ragione visto che vorrete collegarci il black-berry, la fotocamera, il lettore MP3, ecc. ecc. Esistono soluzioni che vi permettono di fare le stesse cose anche su Linux ma per il momento sono un poco macchinose e non voglio farvi perdere ore di sonno per sacramentare durante la ricerca di un driver. Però è possibile risparmiare qualcosa nel pieno rispetto della legge anche nella oculata scelta delle dotazioni software da regalare ai vostri pc.

Per esempio, se proprio non avete bisogno di Microsoft Access, potrete optare per OpenOffice al posto di Microsoft Office. Di conseguenza rinuncereste anche ad Outlook ma, come vi ho già detto, niente paura perchè Scalix vi offre già tutto quello che serve tramite la sua Webmail. E se proprio non potete fare a meno di un client di posta provate ad utilizzare Thunderbird corredato del plugin Lightning: avrete comunque cartelle e calendari condivisi.

Insomma … dovendo partire con una nuova piccola rete perchè non valutare le alternative ? Una configurazione come questa, paragonata ad una identica basata su server Windows con tutte le licenze in regola, vi potrebbe far risparmiare, se si calcolano una decina di utenti, circa 5.000 euro !!! Sono pochi ? … al giorno d’oggi non credo !

Chiedete, informatevi … non costa nulla e nel mondo open sicuramente troverete gente appassionata e competente. In fondo è meglio spendere qualcosa per avere una consulenza qualificata e poi sentire che il sistema è “vostro” piuttosto che comprare qualcosa che vostro non sarà mai.

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La guerra del pinguino

Leggo oggi uno (dei tanti) articoli pubblicati da Punto Informatico relativo alla causa intentata da una associazione no profit canadese nei confronti della PA dello stesso Canada “reo” di aver optato per una soluzione software proprietaria a discapito delle diverse e sicuramente molteplici possibili soluzioni open (leggasi Linux e suoi accessori). I dettagli dell’articolo qui.

L’articolo, come dicevo, è uno dei tanti sull’argomento e può vantare diversi richiami anche nelle faccende di casa nostra. Il tenore dei molti post a commento della notizia tende poi, inevitabilmente, a trascendere nell’invettiva caratteristica della più pura guerra di religione tra sostenitori dei due mondi.

Da operatore del settore non posso negare che esista, di fatto, una situazione di monopolio costruita abilmente nel tempo dal più grande produttore di software al mondo, ma non posso nemmeno negare che questa condizione sia, allo stato attuale, talmente radicata nelle abitudini di utilizzo di una debordante maggioranza di utenti che ne rende molto difficile lo scardinamento. E non posso nemmeno negare che la natura stessa del software “open” (così in contrasto con i classici principi di mercificazione) sia un notevole ostacolo ad una sua diffusione più ampia motivo per cui i suoi sostenitori, spesso, cadono nell’errore di voler evangelizzare a tutti i costi i propri “vicini”. Ma non si può, peraltro, scindere l’adozione di un software dal contesto nel quale questo ci si aspetta che operi. Trascuro volutamente qualsiasi considerazione in merito alla liceità o meno di moltissime licenze di software proprietario “nel possesso” di moltissimi utenti privati, di aziende, di piccoli professionisti, di artigiani, di grandi aziende e anche della pubblica amministrazione: il costo di tali licenze ed il titolo di acquisto non è rilevante per queste mie brevi riflessioni.

Ciò che è rilevante, a mio modesto modo di vedere, è il fatto che un computer, oppure un complesso di computer (per esempio in una azienda) non è fine a se stesso: è fatto per comunicare. La globalizzazione favorita ed accelerata dal web rende inevitabile ed indispensabile la comunicazione con interlocutori esterni al proprio ristretto ambito produttivo: ne consegue che è sempre più importante che i computer parlino la stessa lingua prima ancora che le persone. Ecco perchè, ritengo, più ancora della scelta dei software, assuma rilevanza la scelta dei formati: in un mondo ideale nel quale, a puro titolo di esempio, un foglio elettronico è memorizzato su file in un formato universalmente riconosciuto, allora davvero l’utente consumatore, l’azienda produttiva, la pubblica amministrazione ecc. potrebbero scegliere con maggiore autonomia e serenità quale applicazione utilizzare per manipolare i dati contenuti in quel foglio.

Purtroppo il mondo non è mai “ideale”: è fatto di diversità, di abitudini difficili da abbandonare e, perchè no, anche carenza di disponibilità nella ricerca di soluzioni nuove. Carenza, quest’ultima, che può essere causata da semplice accidia oppure da concrete ragioni economiche che, valutati i costi di un “possibile aggiornamento”, giustifichino la permanenza nell’ambito del software c.d. closed.

Personalmente, se potessi evitare di interloquire elettronicamente con clienti che mi inviano costantemente documenti rigidamente formattati con Microsoft Word o Excel oppure Power Point con orrende animazioni, se riuscissi a convincere i miei clienti a non inviarmi spool di stampa generati da XPS Writers o Microsoft Office Document Image Writer allora abbraccerei di buon grado ed in toto il mondo open anche per i desktop aziendali : ma questo purtroppo non è possibile perchè mi taglierei da solo una fetta consitente del mio mercato. E parimenti mi metto nei panni di chi, digiuno (totalmente o in parte) di una cultura informatica, si trova a dover “maneggiare” ad esempio con OpenOffice (che non è Microsoft Office) oppure con una delle tante distribuzioni Linux (che per quanto user-friendly non sono Windows).

La guerra quindi non è nè contro Microsoft nè a favore del mondo open, con il suo emblematico Linux in testa ad una variegata e validissima collezione di soluzioni. Meglio dire che la guerra non c’è proprio.

Il problema, vero, è nella mentalità della gente: la stessa mentalità che porta inspiegabilmente a scegliere, ad esempio, la macchina di sempre maggiore cilindrata, che consuma di più … quando tutti gli avvisi che riceviamo ci dicono che viviamo in un mondo in cui l’inquinamento è arrivato a livelli ormai insostenibili ed il petrolio dovrà essere sotituito da fonti rinnovabili.

Scalzare un modello economico che instilla nella gente la percezione del “bisogno” di possedere il tal bene, che ne manipola le percezioni, che ne indirizza i gusti e le abitudini è impossibile. Perchè non è il modello economico che è sbagliato … è la mentalità delle gente che è debole.

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