25
Mag
2008
Inserito da: Andrea Lanfranchi in: Mondo IT
Da anni utilizzo MS Office nelle varie versioni che si sono susseguite, tuttavia mi sono fermato “negli acquisti” ad Office 2000. Dal rilascio della 2003 fino alla più recente 2007 mi sono limitato ad assaggiare le versioni trial della durata di 60 giorni. Nella nostra azienda abbiamo preferito, infatti, risparmiare qualche soldino sui sempre onerosi aggiornamenti per portare i classici strumenti di produttività personale verso il mondo open. Non nascondo, lo ribadisco, che le motivazioni alla base di questa scelta sono prevalentemente economiche piuttosto che filosofiche. Non di meno l’ipotesi di un sensibile risparmio ha dato sufficiente forza ad un test esaustivo di OpenOffice.org nei confronti dell’omolgo MS Office che ha portato a risultati soddisfacenti anche se non perfettamente equivalenti. Vediamo come.
MS Word vs. OOo Writer ( 0 – 1 )
Anche se con qualche lacuna che spero venga colmata presto, l’elaboratore di testi di OpenOffice.org supera di gran lunga, nell’utilizzo quotidiano, il blasonato MS Word. La sola utilità di esportazione diretta in formato PDF basterebbe a farlo vincere a mani basse (non serve infatti un generatore PDF nella forma della solita stampante virtuale). Ma c’è di più : i formati di salvataggio e lettura consentono di “dialogare” serenamente con altri programmi di elaborazione testi (tra cui tutte le versioni di Word fino alla 2003) anche se, è d’obbligo sottolinearlo, non sempre l’impaginazione risulta corretta. Tra le maggiori annojances che ancora rilevo c’è, per esempio, l’impossibilità di impostare un vero sfondo della pagina ( e non un semplice sfondo dell’area stampabile ) come pure l’assenza di uno controllo zoom direttamente integrato nella barra degli strumenti. Per contro è molto comoda la attivazione/disattivazione del controllo ortografico automatico durante la digitazione mediante un semplice bottone, cosa che per Word richiede invece l’accesso al pannello delle opzioni. Non eccellenti sono le funzionalità di embedding di oggetti esterni (prevalentemente immagini) per i quali il corretto posizionamento nella pagina non risulta mai particolarmente agevole. Assolutamente insufficiente OOo Math nei confronti dell’editor di formule offerto da Word alla fine però considerando il rapporto costi/benefici OOo Writer guadagna il suo punticino.
MS Excel vs. OOo Calc ( 0 – 2 )
Anche il foglio di calcolo non se la cava male, al contrario. Tutte le maggiori e più comuni funzioni sono esposte con medesima sintassi e, sebbene l’inserimento delle formule presupponga sempre la preposizione del segno “=” è facile ottenere fogli di lavoro tali e quali a quelli generati dal big di Redmond. Devo ammettere che il supporto alla macro-programmazione, anche se si è fatto un grande sforzo in casa OOo, non è proprio la stessa cosa e l’assenza, per esempio, dell’Intellisense è veramente scomoda. Tuttavia con non è eccessivamente difficile farci la mano anche se l’esecuzione è veramente lenta. Anche qui OOo Calc guadagna un altro punto.
MS PowerPoint vs. OOo Impress ( 0 – 3 )
Se non vi interessa creare presentazioni con orripilanti effetti di fading, effetti audio sincronizzati ed amenità varie ed il vostro scopo è quello di creare slide professionali, in sequenza, e visibili ovunque indipendentemente dalla versione che state utilizzando … Impress è per voi. Un’altro punto a favore di OOo
MS Access vs. OOo Base ( 1 – 3 )
Non c’è che dire … Base non è neanche minimamente vicino alle potenzialità di Access. Il Db di Microsoft non è solo un DB … è un tool di sviluppo completo e maturo: certo non servirà per applicazioni critiche ma per tutte le utilità estemporanee offre indubbie possibilità di RAD che sono sconosciute a Base.
MS Publisher vs. OOo Draw ( 2 – 4 )
Non utilizzo abbastanza a fondo entrambi i software per poter dare un giudizio critico. Mi limito quindi a segnare un pareggio con una sola nota : Publisher non è presente in tutte le versioni di Office.
MS Outlook vs. OOo ???? ( 4 – 4 )
Purtroppo la suite di OOo non dispone di un PIM completo come Outlook (anzi a dire il vero non ne ho ancora trovato uno decente che non sia web based). Per questo è necessario guardare altrove ed affidarsi, come abbiamo fatto noi, all’ottimo Mozilla Thunderbird. Ho detto ottimo perchè per la parte messaggistica è veramente eccellente (molto al di sopra di OL – basti pensare alla facilità con cui si impersonano identità diverse ed alle tonnellate di add-ons che permettono di utilizzare il programma veramente come un coltellino svizzero). D’altro canto è però necessario sottolineare che il supporto ai contatti condivisi, la gestione delle cartelle attività e note, la gestione del calendario appuntamenti ecc. sono, oggettivamente un passo indietro se non addirittura assenti. Con un po’ di fatica siamo comunque riusciti ad “emulare” almeno in parte il comportamento di OL con Thunderbird connesso via IMAP ad un Server Scalix e gestendo i calendari tramite il supporto CalDAV ma il lavoro ed i requisiti software (nonchè hardware) addizionali non giustificherebbero un pareggio. Outlook è ancora avanti e fa guadagnare 2 punti ad Office. Del resto stiamo confrontando Office con OOo e Thunderbird fa parte di un’altra famiglia 🙂
Dunque un pareggio ? Si e no.
Se consideriamo il fatto che la maggior parte dei vostri corrispondenti utilizzerà MS Office (non so davvero quanti di questi dispongono di tutte le licenze necessarie) perchè cosiderano i .doc degli standard de-facto allora vi troverete presto ad imprecare contro le “leziose” formattazioni adottate da taluni e che il vostro OOo non riesce a gestire in modo corretto. Se poi l’installazione del vostro Office è stata altamente automatizzata mediante pesante utilizzo di VBA ed integrazioni varie, scoprirete che il costo della migrazione va ben oltre il risparmio sul regolare acquisto/aggiornamento delle licenze Microsoft.
Al contrario, se non siete utilizzatori di alto profilo o se avete risorse aziendali da impegnare per migrazione e formazione, potrete trovare stimolante l’adozione di OOo se non altro, perchè no ?, in funzione del fatto che sarete perfettamente allineati con utenti Linux che, per ovvie ragioni non possono (e molti nemmeno vogliono) sfruttare la suite di Microsoft.
Insomma, per dirla all’inglese … give it a try.
Pasticciare con il software è normale. Non c’è niente di peggio, però, che trovarsi la macchina con cui si lavora abitualmente incasinata da mille installazioni/disinstallazioni, prove ecc. Cosa c’è di meglio allora che provare i nuovi software in un ambiente, pulito, riciclabile e che ha il grandissimo pregio di non incasinare il computer ?
Ok allora la risposta è : virtualizzare.
Con i virtualizzatori software è possibile creare un (o più) pc vuoto dentro il vostro computer per provare un po’ di tutto: dalle nuove (o vecchie) distribuzioni linux, a particolari software applicativi magari nelle loro versioni trial, senza intaccare il pc “vero” e magari, perchè no, estendere il periodo di prova di tanti programmi a scadenza.
Se siete un utente Windows (come me) avete due scelte validissime su cui orientarvi:
Microsoft Virtual PC 2007 download
Sun xVM Virtual Box download
Entrambi sono free (gratuiti) anche se il modello di licenza sotto il quale sono distribuiti è molto differente. Ma non addentriamoci nei tecnicismi legali. Quello che è importante sapere è che ognuno di questi due software consente di creare all’interno, del vostro funzionante e preziosissimo pc, tante macchine virtuali con le quali divertirsi a fare prove o cominciare a prendere contatto con sistemi operativi che ancora non si conoscono perfettamente prima di fare il “grande salto”.
Dopo averli utilizzati entrambi per un po’ ecco alcuni dettagli che vi aiuteranno, spero, a capire quale è meglio per voi.
Microsoft VirtualPC 2007
Inutile dire chi è il produttore e quali limitazioni possa avere: funziona solo se il sistema ospite (host) è Windows. Per i fanatici del “voglio tutto Microsoft” è quasi la scelta obbligata. Il gestore delle macchine virtuali è decisamente intuitivo e l’onnipresente Wizard di configurazione automatica aiuterà anche i meno esperti a creare macchine virtuali con facilità. Per i più esperti posso dire che tra le caratteristiche più interessanti che ho trovato elenco:
A questo punto una piccola malignità: ho provato ad installare diverse distro Linux utilizzando VirtualPC ma ho sempre incontrato difficoltà nella rilevazione della scheda video (con difficoltà sono riuscito a far girare una SuSE e quasi mai Ubuntu). Non sarà che la virtualizzazione offerta da Microsoft “nasconde” qualcosina a Linux ?
Un altro contro è dovuto al fatto che le periferche USB installate nel sistema Host non vengono riconoscite dal sistema Guest.
Sun xVM VirtualBox
Il virtualizzatore di Sun è un po’ più tecnico del suo concorrente. Innanzitutto ha il pregio di poter funzionare sia con sistemi host Windows che con Linux. Gode poi anche di diversi switch di configurazione non pilotabili direttamente dalla interfaccia grafica di configurazione ma facilmente individuabili nel file xml di configurazione di ogni macchina. Rispetto al suo omologo è più “ricco” consentendo di dettagliare ad esempio il porting da host a guest delle periferiche USB oppure l’abilitazione o il blocco dell’emulazione ACPI. Ma è nell’uso che si scopre qualche vantaggio in più:
Anche VirtualBox non è esente da critiche per quanto mi riguarda: non sono mai riuscito ad integrare l’audio del guest con quello dell’host ed il gestore delle macchine rimane attivo come applicazione anche se lo si riduce ad icona (no tray-icon). Per altro è possibile avviare le macchine virtuali da riga di comando il che rende possibile crearsi dei launcher personalizzati senza passare dal gestore tutte le volte.
C’è da dire che VirtualBox è in grado di riconoscere e far “girare” i dischi virtuali creati con VirtualPC (.vhd) senza doverli convertire nella versione proprietarià .vdi. Il che rende possibile il trasferimento di un hard-disk da un virtualizzatore all’altro. Attenzione però : cambiando virtualizzatore, il sistema guest rileverà un ambiente hardware completamente cambiato e, nel caso di Windows vi verrà richiesto di riattivare la copia installata del sistema.
In conclusione sono due software estremamente utili per esperimenti didattici o per esempio, per offrire assistenza ad utenti che dispongono di sistemi operativi diversi e testare le soluzioni proposte. Oppure ancora, dopo un po’ di esperienza virtuale su Linux, potrete fare il “grande salto” installando Linux sul vostro PC e virtualizzando al suo interno Windows e quei software di cui ancora non potete fare a meno.
Nota molto importante ! Ogni Windows installato dentro un virtualizzatore richiede la sua licenza. Io ve l’ho detto …. 🙂
Gli utenti Windows lo sanno bene: un utilizzo intensivo del computer tende ad aumentare considerevolmente il livello di frammentazione dei file su disco. La stessa continua scrittura ed eliminazione dei file temporanei crea continuamente blocchi liberi sempre più piccoli portando inevitabilmente il sistema a scrivere i propri dati sempre più in la’ alla fine del disco.
E questo può diventare un problema: sulla gran parte degli hard-disk l’accesso ai primi settori è fino a 20~30 volte più veloce dell’accesso agli ultimi settori (quelli in fondo). Mantenere il disco deframmentato è quindi uno dei fattori da considerare se si vuole tenere in perfetto stato di efficienza la macchina. Specialmente per i server sotto stress intenso, come ad esempio i mail server che per loro natura gestiscono grandissimi numeri di file molti dei quali di piccole/piccolissime dimensioni.
L’utilità di deframmentazione Microsoft inclusa in Windows 2000 e successive non è proprio il massimo: innanzitutto su Windows 2000 non è schedulabile da riga di comando e per tutte le versioni non vi è controllo sull’algoritmo di deframmentazione e sulle eventuali esclusioni da imporre. In pratica deframmenta come gli pare.
Per fortuna ho scoperto di recente, ma sicuramente sono tra gli ultimi, questo interessante tool di deframmentazione : JKDefrag che potete trovare su http://www.kessels.com/Jkdefrag/. (GNU GPL)
Questo programmino dalle dimensioni contenutissime e che non necessita di alcun setup (cosa ormai tanto rara quanto apprezzabile) dispone di un set di switch che permette di selezionare cosa e come deframmentare senza che per altro venga installato nessun layer di controllo degli accessi al disco (come fa ad esempio l’onerosissimo DiskKeeper). Si tratta infatti di una implementazione delle API di deframmentazione di Windows: JKDefrag non sposta i file, dice a Windows dove spostarli e come spostarli.
Ha un’interfaccia grafica, molto stringata, che “visualizza” le aree allocate del disco come pure può essere eseguito interamente da riga di comando il che rende estremamente facile la sua schedulazione. Una manna per i server.