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Disorganizzata cronologia di esperienze IT (e non …)
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Controcorrente : denunciato un blogger per diffamazione

Leggo su Punto Informatico di oggi una notizia relativa al clamore che desta la denuncia per diffamazione appioppata ad un blogger per aver pubblicato una notizia poi rivelatasi infondata.

Ovviamente si alzano forti le voci che condannano una censura miope e ostile. Per canto mio mi trovo invece a pensarla in modo completamente differente. Non penso, infatti, che questo atto di “censura” abbia lo scopo di colpire la libertà di pensiero e di espressione esercitato tramite lo strumento internet proprio per il fatto che i “blog” sono sempre meno punto di espressione di una personale libertà di raccontare il proprio vissuto, le proprie esperienze (informatiche o meno), di gestire, insomma, informazioni che riguardano da vicino il titolare del sito. Al contrario i blogger, sempre più spesso, pubblicano a mo’ di grancassa, sempre le stesse notizie mediante automatici copia e incolla che, ormai, di personale non hanno più nulla.

E’ inevitabile quindi che le notizie, poi rivelatisi false, acquistino una “verità” autonoma, indipendentemente dai contenuti, per il solo fatto che è pubblicata più e più volte il che induce il lettore ad attribuirne solidi fondamenti. E quanto più la notizia viene “percepita” come concreta, valida e verificata, tanto più l’immagine lesa del soggetto che se la vede attribuire risente di evidenti danni: pulirsi l’immagine dopo che ti hanno sputato addosso fango è cosa piuttosto difficile.

Per questo le scuse del blogger in questione, che ammette di “essere forse stato ingenuo”, non sono per me sufficienti. Bene ha fatto dunque la polizia postale ad accogliere la lamentela del querelante e ad agire di conseguenza.

Il problema non è quindi limitare la libertà di esprimersi (che in italia mi sembra sia abbondantemente garantita) quando il limitare le possibilità di danneggiare gratuitamente il prossimo senza le dovute verifiche.

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Un phishing … anti-phishing ?

E’ il colmo ! Adesso le phising email (le email che vorrebbero farci inserire i nostri dati di accesso a servizi importanti in siti che sono tutt’altro che benevoli) utilizzano la stessa paura del phising per far abboccare l’incauto utente.Ecco l’ultima che ho ricevuto :

Phishing Poste

Ovviamente se cliccate sul link proposto verrete rimandati ad un sito che con le Poste non ha niente a che fare.

Attenzione !!! Sempre !!!

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Arrivederci Papà

Oggi ci siamo riuniti per salutare, per l’ultima volta, Alberto. Per ognuno di noi della famiglia e per ognuno di Voi che ora lo cingete di affetto, Alberto ha rappresentato, ne sono sicuro, uno o più momenti importanti della nostra vita. Io stesso, che nell’irruenza e impulsività tipica dei giovani, mi sono trovato anche in conflitto con Lui, ho imparato a conoscere l’Uomo attraverso le parole di tanti amici, colleghi, clienti che mi hanno raccontato il loro incontro, il loro percorso e a volte anche le difficoltà. E non mi stupisco più di questo. La riservatezza di Alberto, la sua discrezione e la sua semplicità, rendevano difficile conoscerlo davvero. Bisognava avvicinarsi piano, imparare ad ascoltarlo: lui voleva così. Non amava essere conosciuto per le parole che lo precedevano: per lui tutti erano Persone, con le loro peculiarità, il loro carattere e le loro difficoltà. E per ciascuno cercava di trovare il modo giusto di porsi, di offrire la propria professionalità, di lavorare insieme e di vivere insieme.
Certo non ha mai nascosto le sue caratteristiche di persona ferma e assai risoluta nelle proprie decisioni cosa che, per sua stessa ammissione, è stato motivo di qualche problema nei rapporti personali e lavorativi. Ma anche questo faceva parte dell’assoluta onestà intellettuale con la quale ha sempre condotto tutta la sua vita.
Le sue brillanti intuizioni, il suo senso del dovere, il rispetto delle regole e il profondo spirito di abnegazione si univano in un carattere solidale, comprensivo, altruista, leale, mai chiassoso o sopra le righe. Amava il silenzio dei boschi, delle montagne, dove ogni cosa è detta piano, dove si riesce a sentire il rumore della pioggia e come ogni buon bergamasco lavorava in silenzio puntando sempre a concreti risultati piuttosto che ricercare facili riconoscimenti.
La sua baita, che tanto ha amato e tanto gli ha dato grazie ai cari amici che con lui l’hanno condivisa, era il suo simbolo. Poteva sembrare il suo rifugio personale, privato. Ma non era così: come un rifugio di montagna rappresenta la sicurezza per chi cammina così Alberto ci diceva “io sono qui, entra scaldati, mangia qualcosa e parliamo”. Ma prima bisognava arrivarci.
Ora, Papà è andato avanti, ad una baita più in alto ed ancora ci dice di avere fiducia, di seguire il suo esempio, i suoi valori il suo rispetto per il prossimo … perché tutto non finisce qui.
E come lui stesso mi ha detto : agisci e cammina. Qualsiasi azione, qualsiasi direzione è meglio che stare fermi, rassegnati, ad aspettare.

 



 
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