In diversi miei post precedenti mi sono occupato di Scalix quale possibile piattaforma per il rimpiazzo del canonico Exchange Server. Gli indubbi vantaggi offerti dalla soluzione di messaging basata su Linux ora manutenuta e distribuita da Xandros (server Linux, connettore per Outlook molto efficace, ottima WebMail, estensivo set di API per l’integrazione con applicazioni di terze parti, prezzo molto competitivo), riuscivano a compensare quelli che erano, e sono, gli indubbi svantaggi : maggior livello di conoscenze tecniche da parte dell’amministratore, interfaccia amministrativa solo parzialmente grafica (molti comandi sono eseguibili solo da console), mancanza di organicità tra le funzionalità offerte per il tramite della interfaccia web e quelle ottenibili dal connettore per Outlook ecc.
Purtroppo non è più così: per motivi che non è dato sapere (questo thread nel forum di Scalix è piuttosto esplicativo) lo sviluppo di Scalix ha subìto una brusca battuta di arresto, portando a posticipare l’annunciato rilascio della versione 11.5 (inizialmente prevista entro il secondo semestre 2010) a data da destinarsi. Dall’ultimo rilascio della minor 11.4.6 che ha prevalentemente sistemato piccoli bug, la community degli utilizzatori di Scalix non ha più beneficiato di rilasci (era annunciata ed attesa una intermediate chiamata 11.4.7 – che probabilmente non vedrà la luce fino al 2011) che avrebbero potuto sistemare molte delle pendenze aperte (la compatibilità piena con Outlook si ferma alla versione 2003, OL 2007 e 2010 – che sono sul mercato già da un bel pezzo, restano ancora “zoppe” di funzionalità come ad esempio l’elenco delle attività – la compatibilità con Desktop Manager di BlackBerry è ferma alla versione 4.2 – molti device mobili come iPhone o Htc soffrono di problemi nella lettura della posta ecc.)
In pratica Scalix è fermo alla visione del messaging di 2 anni fa, mentre le tecnologie di integrazione evolvono sempre più rapidamente.
Una dichiarazione non ufficiale, pervenuta sul forum da parte di uno degli sviluppatori, punta il dito su una generica “mancanza di risorse”: resta il fatto che il malumore, specialmente da parte di coloro i quali hanno scelto Scalix come piattaforma enterprise quindi pagando per le licenze e per l’assistenza, sta aumentando rapidamente e da parte di Xandros non si hanno notizie ufficiali.
E’ inevitabile pensare che la “mancanza di risorse” indicata come causa di questa situazione possa essere interpretata a senso unico : Scalix non ha generato sufficienti ricavi per auto-sostenersi. I numeri del resto non giocano a favore: confrontato con Zimbra (che Yahoo acquistò per circa 300 milioni di dollari e quindi rivendette a VMWare per quasi 100 milioni – un terzo), Scalix può mettere sul piatto solo 2 milioni di caselle postali a pagamento mentre il suo concorrente ne vanta oltre 56. Inoltre Xandros non è certo VMWare e i fondi disponibili per le due aziende non sono certo comparabili.
Insomma … appare sempre difficile impostare un modello di business che generi ricavi basato sulla produzione di software riconducibile all’open-source. Se qualcosa non cambia, rapidamente, si profila sempre più concreto il rischio che decisioni importanti in ambito aziendale, che hanno coinvolto l’adozione di Scalix, debbano essere riviste radicalmente.
23
Set
2010
Inserito da: Andrea Lanfranchi in: Mondo IT
Dopo aver installato un “nuovo” (si fa per dire) controller di Dominio Windows 2003 riciclando un vecchio server, mi sono ritrovato con una sequela di errori con origine “Userenv” nel registro Eventi Applicazione di Windows. Il testo dell’errore è più o meno il seguente:
“Windows cannot obtain the domain controller name for your computer network. (An unexpected network error occurred. ). Group Policy processing aborted.”
e in italiano
“Impossibile ottenere il nome del controller di dominio per la rete di computer. (Errore di rete non previsto.) Elaborazione criteri di gruppo interrotta.”
Dopo un po’ di ricerca su google gli unici riferimenti che mi apparivano sensati erano legati alla corretta indicazione dei DNS di rete che, ovviamente, erano corretti. Gira che ti rigira mi imbatto in questo articolo che descrive un problema di timer nei server 2003 dotati di processore AMD Opteron Dual Core.
Guardacaso il mio server è proprio un AMD Opteron Dual Core.
Per risolvere il problema è bastato aggiungere lo switch /usepmtimer nel file boot.ini e … voilà … l’errore è sparito ed ora il server va come un violino.
Nell’anno domini 2001 il Canton Soletta, dalla vicina Svizzera, ha avviato un ambizioso progetto di ristrutturazione dell’infrastruttura IT nella pubblica amministrazione avente per obiettivo la migrazione del parco software. L’imperativo era quello di abbracciare, per quanto possibile, il mondo Open-Source adottando ovunque Linux come sistema operativo di base ed il più vasto parco possibile di applicazioni compatibili con il pinguino. L’obiettivo, nemmeno troppo nascosto, era quello di dimostrare come l’OSS fosse in grado di abbattere i costi per licenze e di fornire in generale un parco software intrinsecamente più sicuro.
Insomma … in poche parole, dimostrare in concreto quello che i sostenitori di “Linux-per-tutti” predicano con alterne fortune. Lo stesso commissario europeo per l’ICT Neelie Kroes, ha più volte esortato i propri stati membri all’adozione di software open nelle pubbliche amministrazioni.
Purtroppo i risultati attesi non si sono verificati e, dopo ben 9 anni di lavori (3 in più di quanto inizialmente stimato) il Canton Soletta alza bandiera bianca e si accinge ad abbracciare Windows 7 come dotazione di base per i pc della propria amministrazione. Qui trovate l’articolo purtroppo in tedesco. E qui una versione tradotta in inglese.
Le motivazioni di questo fallimento sono molteplici e non vanno certo imputate al solo Linux: una serie di ritardi negli sviluppi, il fallimento di alcuni fornitori e l’attesa di funzionalità che non arrivano mai, hanno portato i dipendenti a manifestare con sempre maggiore insistenza la loro frustrazione e, di conseguenza, il proprio calo di produttività.
Senza contare che la migrazione di applicazioni altamente specializzate, inizialmente progettate per windows, si è rivelata più complessa del previsto: il progetto Ambassador, che avrebbe dovuto occuparsi dell’interfacciamento del database delle decisioni consiliari con Open Office, sebbene completato, soffre ancora di pesanti problemi di performance.
A dispetto di alcuni sondaggi interni sulla soddisfazione degli utenti, che rivelerebbero livelli di soddisfazione con il nuovo ambiente vicini all’80%, il capo progetto Bader ha rassegnato le proprie dimissioni ed il Canton Soletta ha annunciato che adotterà una doppia strategia sostituendo Linux con Windows 7 e, ad esempio, rimettendo Outlook laddove si era deciso di adottare la sola webmail di Scalix.
Questo conferma ancora una volta, come la migrazione a sistemi open source e, più in generale, l’ideologica volontà di abbandonare Windows a tutti i costi, non siano in realtà cosa facile a farsi.